Un attacco di panico può essere un’esperienza sconvolgente, soprattutto se non lo si conosce e non lo si sa identificare. Solitamente, infatti, si manifesta con intensi e improvvisi sintomi somatici, come sudorazione, battito cardiaco accelerato, respiro affannoso, intorpidimento degli arti, annebbiamento della vista. Il fatto è che, apparentemente, compare dal nulla: un attimo prima eravamo tranquilli in casa, o in auto, o camminavamo per la strada, e un attimo dopo percepiamo il pericolo. Naturale allora che lo si leghi a qualche problema fisico: ad esempio un calo di pressione o, se più intenso, un infarto. Lì per lì niente sembra farci pensare a una pura e semplice, per quanto terribile, manifestazione d’ansia.
Di norma dopo qualche minuto tutto comincia a tranquillizzarsi; ma qualcuno, allarmato, chiama l’ambulanza o riesce a raggiungere il pronto soccorso più vicino, ed è lì che spesso arriva la prima diagnosi: non è un infarto, ma un attacco di panico.
Panico? Ma come?! Non è successo niente di diverso nella mia vita ultimamente. Cioè, le solite cose, che vivono tutti… È vero, mi sto trasferendo/ ho rotto con il ragazzo che frequentavo, ma è stata una mia decisione/ ho cambiato lavoro e ho dovuto rinunciare a un posto che mi dava l’energia per alzarmi la mattina/ mi è nato un figlio e io non mi sentivo pronto/ non riesco a dare gli esami, ho paura di aver sbagliato tutto.
Però cosa c’entra tutto questo con quello che mi è successo?
È questa, spesso, la domanda che si pone allo psicoterapeuta nei primi colloqui. Infatti l’attacco di panico arriva così a ciel sereno che sembra impossibile che abbia a che fare con quello che ci succede nel resto della vita. È con il tempo, attraverso la terapia stessa o magari qualche lettura e qualche riflessione personale, che si arriva a collegare i vari aspetti e a chiedere aiuto.
La paura di perdere il controllo è uno dei temi centrali della terapia. Ci si sente sempre in pericolo, sempre in allerta. In alcuni casi si arriva ad avere così paura di stare male che si cominciano ad evitare tutte le situazioni in cui potrebbe accadere, per proteggersi. Molto spesso questa paura è legata al timore del giudizio degli altri.
Osservo sempre quanto sia liberante poter dare a ogni emozione e ad ogni vissuto il suo nome. Espressioni come “non riesco a dire di no”, “ho paura di non essere all’altezza”, “sono molto arrabbiato/a” prendono gradualmente il posto dei sintomi fisici: se il panico che irrompe all’improvviso lascia impotenti, possiamo invece affrontare e lavorare su come ci sentiamo. Possiamo sentirci protagonisti della nostra vita, di nuovo o per la prima volta.
Il contenuto è puramente divulgativo e non si sostituisce al processo diagnostico e terapeutico svolto con uno psicoterapeuta esperto. Se ritieni di aver bisogno di aiuto, contattami via mail o direttamente al telefono.