“Tutto quello che facevo da sola – la scuola media, i libri, il latino – non riusciva a farmi battere il cuore. Lila non mostrava mai nessuna curiosità per la mia scuola. Se la sua voce si allontanava dalle cose, le cose si macchiavano e si impolveravano.”
Lenù ha iniziato le medie, questa volta senza Lila, ma tutto sembra aver perso il suo sapore: senza la sua amica il mondo è diventato grigio e senza senso.
Nonostante la promessa fatta ai genitori di essere la più brava, la ragazza va male a scuola, rischia di perdere l’anno. Ma, soprattutto, ha smesso di sorridere: i pochi momenti in cui gli occhi le tornano a brillare sono quelli che passa con la sua amica, che pure sente così lontana.
Lila non le chiede mai della scuola, del mondo che suo malgrado l’ha esclusa, e Lenù senza il suo sguardo sulle cose si sente persa. Forse è questa sensazione che non le permette di vedere che anche Lila sta soffrendo sotto la corteccia che mostra agli altri per difendersi: vorrebbe disperatamente essere al posto di Lenù, avere la possibilità di studiare.
Inizia una competizione tacita ma serrata tra le due: Lenù va male in latino ed è Lila che l’aiuta, spiegandole il metodo da adottare per le traduzioni che lei ha imparato da autodidatta.
Lenù passa al ginnasio e inizia a studiare il greco, Lila non perde l’occasione di farle capire che lei lo sta già studiando da sé, mentre gli altri si godono ancora le vacanze.
Lila viene corteggiata da tutti i ragazzi del rione, Lenù accetta di fidanzarsi con un ragazzo della scuola (non quello che le piace) per essere la prima tra le due a farlo. E così via.
È questa competizione, tuttavia, che restituisce a Lenù il senso di ciò che fa: è riscoprire lo sguardo della sua amica su di lei che le riaccende l’interesse verso se stessa e le proprie scelte. E, allo stesso modo, il desiderio di essere sempre un passo avanti all’amica permette a Lila di non soffocare nell’angusta bottega del padre, dove spazza e pulisce e insegue i suoi sogni di nascosto, nei ritagli di tempo.
Le due amiche sembrano legate da un doppio filo invisibile in cui emozioni e aspettative reciproche si impastano.
Muove qualcosa dentro questo confronto continuo che diventa quasi una danza, un ballo a due tanto irresistibile quanto tragico, perché nessuna di loro può o riesce a smettere di ballare.
Ognuno può riconoscersi ora in Lenù, ora in Lila, e vivere il loro stesso fastidio di fronte alla fortuna di una o al fascino dell’altra. Ma, soprattutto, credo che quello che meno ci lascia indifferenti sia cogliere quanto l’una dipenda dall’altra: Lenù ha bisogno di Lila, ma allo stesso tempo trova nella scuola il modo di sottrarsi al suo influsso magnetico che, mentre la riempie di significato, la impoverisce di iniziativa e autostima. Lila alterna momenti in cui la allontana ad altri in cui la cerca ed è orgogliosa di lei, forse perché Lenù rappresenta l’unica certezza nel suo mondo che sembra dolorosamente sull’orlo di andare in mille pezzi, di smarginarsi.
Le puntate 3 e 4 sono densissime e davvero tante possono essere le chiavi di lettura. Io ho scelto di soffermarmi sulla relazione che si va via via intessendo tra le due ragazze perché credo che possa essere uno spunto valido ad ogni età e in particolare per i rapporti più stretti, che siano d’amicizia, familiari o di coppia.
Quali sentimenti ci suscitano Lila e Lenù? Con chi ci identifichiamo, e perché?
Abbiamo mai avuto la sensazione che il senso di tutto – delle nostre scelte, delle nostre giornate, della nostra vita – dipendesse da qualcun altro? Come ci sentivamo con questa persona o senza di lui/lei?
Cosa rischiavamo, se l’avessimo persa? Se ad un certo punto abbiamo sentito il bisogno di cambiare qualcosa nella relazione, cosa l’ha reso possibile?
Dr.ssa Chiara Centomo – Psicologa Psicoterapeuta