Mi ha deluso. Tantissimo. Non mi aspettavo proprio che si comportasse così, pensavo di conoscerlo. Quando una persona mi cade in questo modo, per me le cose non possono più essere come prima.
Che si tratti di un amico, un partner, un genitore, un figlio, un collega o semplicemente una persona a cui davamo fiducia, in questa breve dichiarazione si riconosceranno molte persone.
Chi non ha mai fatto esperienza della delusione?
È una delle prime sensazioni dell’adolescenza, quando scopriamo che i genitori che credevamo infallibili sbagliano e a volte non ci capiscono proprio. Oppure quando siamo venuti a sapere che il nostro migliore amico ha parlato male di noi alle nostre spalle.
Sembrano ricordi di un passato lontano, eppure sempre di delusione si parla quando il partner fa qualcosa che ci fa del male o che ci sembra non tenga in considerazione i nostri sentimenti. E ancora: la delusione di una promozione mancata, di un’amicizia di lunga data che si sfilaccia, di un collaboratore che si appropria di un’idea per trarne profitto, di un figlio che non fa quello che pensiamo sia meglio per lui.
Qualunque sia la nostra età, la delusione è un vissuto che ci riguarda e che ci accompagna per tutta la vita se viviamo a contatto con altre persone. Cambiano i temi e le persone, ma rimane una questione complessa da affrontare tanto a 15 anni che a 50. Provoca malessere, cambiamenti, rotture, rimpianti.
E allora, come sopravvivere a una delusione senza che ci rompa, come cantava Zucchero nella sua vecchia canzone “Per una delusione in più”?
Una questione di aspettative
Il fatto è che quando diciamo a qualcuno (o lo pensiamo) “Mi hai deluso” diamo per scontato che tu hai deluso me – io avevo tutto il diritto di farmi delle aspettative sul tuo conto e tu dovevi corrispondervi. Quasi mai lo pensiamo con queste parole, ma è quello che di fatto sentiamo. Ed è difficile smettere di sentirci dalla parte della ragione.
Che cosa rischiamo di dimenticare dalla nostra prospettiva?
La delusione fa parte del “gioco” dello stare in relazione. Se la riduciamo a una mera questione di chi ha ragione e chi ha torto, rischiamo di giocare a braccio di ferro senza venirne a capo. Non è detto che debba essere messo in discussione tutto il rapporto, come non è detto che occorra continuarlo per forza se quello che scopriamo dell’altro non ci piace. È il modo in cui trattiamo le nostre aspettative a fare la differenza: come realtà a cui l’altro deve corrispondere o come qualcosa che può anche cambiare con l’evolversi della vita e delle relazioni.
Nel primo caso ci sentiremo sempre dalla parte della ragione, ma probabilmente continueremo a capire poco di quello che succede fuori; nel secondo, chissà, potremmo sorprenderci scoprendo qualcosa di nuovo dell’altro e di noi stessi.
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