Avete fatto la lista dei “buoni propositi del 2020”? A quanti è già finita nel cassetto?
In questi primi giorni dell’anno riflettevo che da un bel po’ di tempo, ormai, non faccio più liste. Quando durante la cena di capodanno ci si fa per gioco la fatidica domanda (“Allora, quali sono i tuoi buoni propositi del nuovo anno?“) a me non viene in mente granché.
Questo non vuol dire che non abbia obiettivi, anzi: questa, di lista, è bella lunga! E non significa nemmeno che non voglia migliorare alcuni aspetti di me, della mia vita, delle mie relazioni. È che, nel tempo, ho ampliato e definito meglio che cosa significa cambiare, darsi (e raggiungere) degli obiettivi, fare dei passi concreti verso ciò che desidero essere.
Ecco le due cose più importanti che ho capito. Innanzitutto, se voglio migliorare qualcosa di me, non devo essere vaga. Dirsi ad esempio “devo diventare più paziente” è un buon proposito destinato a non superare i primi giorni dell’anno, perché non sto specificando con chi e in quali situazioni. Infatti ci potrebbero essere persone ed eventi in cui è utile intervenire tempestivamente, e in cui la pazienza non c’entra proprio nulla.
“Vorrei diventare più paziente con i miei figli quando fanno i compiti” è invece un obiettivo specifico e ben formulato, che permette di incominciare a cambiare da una situazione circoscritta; niente ci vieta, una volta sedimentato questo cambiamento, di allargarlo ad altri ambiti, di allungare i tempi, di continuare a sperimentarsi nell’arte di essere pazienti anche con altre persone. Al contrario, se ci domandiamo troppo e troppo in fretta, probabilmente ci scoraggeremo subito.
Ma la domanda più importante è: perché dovrei farlo? Perché, ad esempio, dovrei essere più paziente, o smettere di fumare, o cercare di mettere qualche paletto con gli altri? Poter rispondere a questa domanda prima di passare all’azione è importantissimo: ci eviterà di rinunciare di fronte agli inevitabili ostacoli che incontreremo.
Perché, nel cambiare qualcosa di noi, di ostacoli ne incontreremo eccome. Altrimenti non sarebbe così difficile farlo e forse non dovremmo neanche fare delle liste: agiremmo e basta. Nel domandarci il perché, potremmo scoprire che in fondo in fondo quella roba lì non la vogliamo fare, che comporterebbe perdere qualcosa: ed è da qui che dobbiamo partire.
Mi ricordo ad esempio quell’amica, ai tempi dell’università, che non riusciva a smettere di fumare perché questo avrebbe significato non passare più le pause con il gruppetto che frequentava, si sarebbe sentita sola ed esclusa. Oppure quella donna che era convinta che, se avesse smesso di rimproverare il marito, lui si sarebbe adagiato e non avrebbe più combinato nulla (ovviamente dall’altro punto di vista lui non faceva niente perché appena si muoveva veniva rimproverato). O quella ragazza lasciata dal fidanzato che non riusciva a smettere di sentirlo pur standoci malissimo, perché questo avrebbe significato chiudere davvero con lui.
A volte si pensa che per raggiungere un obiettivo basti formularlo bene sulla carta (in rete potete trovare tantissimi consigli su come farlo), ma la maggior parte delle volte occorre prima fare un passo indietro per individuare e rimuovere l’ostacolo che non ci permette di intraprendere quella strada.
Poi è (quasi) tutto in discesa.
Dunque, auguro a tutti un 2020 di viaggi, di scoperte e di cambiamenti!