“Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.”
(F. Kafka)
L’amore, in tutte le sue forme, è il motore che ci forma, ci nutre e ci sostiene. Eppure non esiste amore senza la possibilità di soffrire, senza l’aver sentito mai – nemmeno una volta nella vita – quanto ci si può sentire distanti pur abitando insieme, quanto dolore ci può essere quando non ci si sente capiti proprio da coloro da cui ci aspettiamo una maggior conoscenza.
Il fatto è che l’amore, e in particolare le sofferenze d’amore, sono una porta che si spalanca sulla possibilità di conoscerci meglio. Lo fanno in modo crudo, immediato, senza chiedere il permesso. Non ci duole se non quello che era già sofferente, ferito, vulnerabile e, chissà perché, la vita spesso ci mette davanti proprio a ciò che lo va a sollecitare.
Visto così il dolore, anche quando fa schifo, quando è troppo, quando è devastante, è sempre una possibilità di guarigione. Come quando il medico preme sulla pancia e chiede “fa male qui?” e tu vorresti urlare da quanto fa male. Ma mica dipende dal medico, quel dolore: è il tuo, e lui toccandoti lì ti ha aiutato a scoprirlo e a darci un nome.
Certo, poi la possibilità di stare meglio non arriva da sola: ce la dobbiamo andare a cercare, dobbiamo essere disposti almeno un po’ a metterci in gioco in prima persona e a cambiare qualcosina della nostra vita. Non per forza il partner (a volte sì), il nostro sguardo sempre.
Sabato 7 dicembre, con chi c’era, ci siamo incontrati per parlare di amore, incomprensioni e tradimenti attraverso i romanzi. L’evento (disponibile a questo link) era soldout e ha ricevuto tanta stima e apprezzamento.